
I MAGISTRATI, BUROCRATI DEL MALE
QUANDO I GIUDICI DIMENTICANO L’EQUILIBRIO.
LO SFRATTO DI NONNO MARIANO, MALATO TERMINALE.
Seppure la norma specifica non lo consenta o non lo dica espressamente, il Magistrato,quando deve applicare la legge che prevede una dura sanzione,deve sempre contemperare gli interessi in gioco.
La legge non contempla giammai la verità,ma deve, chi la interpreta,sforzarsi di raggiungere l’equilibro,la medieta’, come composizione dei conflitti.
Accade invece che il Giudice, che non è più tale, dimentica una delle parti: in questo caso ci sarà un carnefice ed una vittima.
Nel processo esecutivo non si può e non si deve schiacciare il debitore.
I giudici si pongono come automi rispetto alla norma, ne eseguono il dettato per la realizzazione dell’interesse del creditore: null’altro conta, neppure la vita del debitore.
Quello che è accaduto in Sicilia a Palermo per la vicenda di Nonno Mariano è il tipico caso in cui il Giudice applica la legge, a prescindere dalla salvaguardia di qualunque altra esigenza, anche del fatto che l’immobile sia occupato da un moribondo.
Nonno Mariano deve abbandonare con la forza la sua casa aggiudicata da un terzo.
Può anche morire, non importa:la sua vita non vale nulla.
Gli deve essere negato il diritto di chiudere gli occhi nella sua casa.
Si lede il fondamentale diritto all’integrità della vita ed all’ incolumità che è contemplato dalla nostra Costituzione (2-32),ma anche dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948.
All’art. 5 è scritto:”nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti”.
Nonno Mariano
Nonno Mariano è un malato terminale,e nonostante questa terribile e devastante condizione,è stato scaravento fuori dalla sua casa con la forza.
Si sono presentati a casa sua,in assetto di guerra,il 14 settembre poliziotti con il custode ed hanno eseguito lo sfratto.
Non morirà nella sua casa.
È stato sottratto alla sua famiglia che avrebbe voluto vedere accanto a se’ in queste ore tra quelle mura,che hanno protetto la crescita dei suoi figli.
La famiglia è anche nascita e morte: proprio al Sud questi valori profondi della civiltà contadina sono fortemente sentiti e vissuti.
Morire a casa propria significa lasciare, ma consegnare a chi resta il testimone per continuare il percorso della vita. E questa liturgia si scandisce tra le mura domestiche.
Per Nonno Mariano questo non avverrà: la legge così è stata interpretata: in modo spietato e con crudeltà, da campo di concentramento.
I burocrati del Male hanno vinto.
Hanno leso l’aequitas e la pietas, a presidio delle leggi naturali, che nacquero prima degli Dei
(Sofocle, Antigone).
È stato un grande scrittore siciliano, Leonardo Sciascia a definire -quando sbagliano- i magistrati: burocrati del Male.
Ma è amarissima la vittoria, perché sanguina la dignità non rispettata del più debole.
Biagio Riccio– Favor Debitoris- Monica Pagano