Felicità

Felicità

FELICITÀ,

SU QUALE TRENO DELLA NOTTE VIAGGERAI

Nella canzone il poeta Dalla dice che il mondo è fatto di cartone, che i sogni sono pallidi, le parole stanche.
Ha ragione perché non abbiamo più voglia di parlare, non sappiamo cosa dirci o se ce lo diciamo siamo sempre a litigare per cose insignificanti.
Non sentiamo più musica e non ricerchiamo più la parola che è vita, perché descrive nel contempo la pulsione infinita del desiderio ed il limite delle cose.

“Felicità su quale treno della notte viaggerai, lo so che passerai, ma come sempre corri in fretta e non ti fermi mai”.

La felicità è in fondo un segmento, un dettaglio trascurato,un frammento non colto, una folata di vento fresco che passa e va subito via: un profumo inebriante di erba bagnata avvertito per naturalezza. Un passaggio subitaneo di uno stormo di rondini in un cielo nitido.

Prendersi un caffè ed abbandonarsi nel goderne il sapore e l’odore che si invola nell’aria,sorbire un gelato fresco, passeggiare lentamente, ascoltando solo il rumore dei tuoi passi e contemplare il mare o la cintola dei monti, assopirsi dolcemente sulla poltrona, accarezzando il tuo bimbo con il tepore che dona la sera, avvertire lo scroscio della pioggia battente, chiudere lentamente gli occhi e sentire che il sonno sale, piangere o commuoversi sulla pagina di una poesia che ti prende nel cuore.

Porgere l’anima tua ad una musica, una canzone che richiama rimpianti, rimorsi o un ricordo dei tuoi giochi infantili, nella leggerezza dei tuoi migliori anni, anche per le arrabbiature di un amore non vissuto o andato via per sempre.
O lentamente parlare all’orecchio della tua donna che ti ascolta con gli occhi e ti sorride, senza risponderti e prende la tua mano.
Nel leggere una lettera antica che ha segnato un amore che ti porti dentro sino alla fine del tempo, nel vedere una vecchia foto che scandisce l’ebbrezza dei migliori anni.

La felicità sta nel silenzio che segue, nella lunga nota di quiete dove danzano punti di luce da afferrare e mettere insieme, a farne figure. E allora non basta che accada, dobbiamo anche farla accadere e saperla cogliere dove s’acquatta, nella tristezza come presagio di un altro orizzonte, e soprattutto nella gioia che non si appunta all’anima, ma scivola : e allora tirarla, fletterla come un elastico, perché si allarghi, quella gioia, si estenda di qua e di là, perché non diventi, appena passata, solo un ricordo,ha scritto un grande poeta cantautore Roberto Vecchioni.

La felicità è come un tuffarsi nelle acque estive del mare, un abbandonarsi ai suoi flutti, dove il corpo e la mente collimano nel piacere, e la libertà di essere, di vivere, l’euforia di vedere fanno tutt’uno con l’orizzonte dove il cielo e il mare si sfiorano mentre il sole trionfa sovrano ma senza bruciare. Là, in quel preciso istante, la libertà la vedi con gli occhi, la felicità la bevi con le mani, la leggerezza la tocchi col corpo. Ti perdi nel tutto spumeggiante. Durerà pochi istanti, poi ti resterà sul corpo e nella mente solo un velo di benessere. Quella è l’impronta che lascia: ma per custodirla meglio è consigliato l’oblio, è il suo guscio naturale, ha scritto Marcello Veneziani.

La felicità non è una condizione ma una carezza;si fa vedere solo un attimo e non si lascia agguantare, semmai ti agguanta; ma appena sei cosciente, svanisce.
Vive di furti e imboscate, ama improvvisare;arriva come un sospiro benevolo di follia. Lasciatevi sorprendere, perché dura pochissimo,è friabile, leggera, volatile, fatta di piccole, piccolissime cose.
Si crogiola nell’aspettazione voluttuosa di un incontro d’amore,perché la senti dentro quando ti batte forte il cuore. Li forse la vita si fa miracolo.
Non contano il denaro, il successo, perché possono andare anche via.

La felicità ha pudore,non è volgare, non si nutre di smargiassate,non è spocchiosa, insolente, non le piace il rumore, ma vive di silenzi e di seduzione.
È nell’ombra e non si fa conoscere. E spesso in compagnia con la vaghezza e le corse dei bambini o nel pianto e nei sorrisi delle mamme.
Va afferrata e gustata tutta, come le cibarie che vuoi godere sino all’ultimo boccone.
Se vedi un sorriso prendilo,perché inonda la tua anima e ti dà il filo che riordina i tuoi pensieri.
L’aria canta come una chitarra, dice Neruda.

Proviamo a chiudere gli occhi: forse cadranno le stelle con la polvere d’oro.

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Avvocato Biagio Riccio

L’avvocato Biagio Riccio è specializzato in diritto societario, diritto fallimentare, diritto bancario, diritto penale bancario e fallimentare.

Si è laureato con lode all’Università Federico II di Napoli ed ha assunto il titolo di dottore procuratore nel 1993 e quello di avvocato nel 1995; inoltre è patrocinante in Cassazione dal 2008.

È stato ideatore e promotore di due disegni legge sulla necessità di ottenere una diversa configurazione del potere punitivo anche nei confronti delle Banche, in caso di erronea segnalazione alla Centrale Rischi e sia sul potere da riconoscere al debitore, in caso di vendita di crediti deteriorati: in proposito, ha tenuto significative conferenze sia alla Camera dei Deputati che al Senato della Repubblica.

Ha ottenuto, nel 2014, la libera docenza di diritto bancario all’Università Telematica Unicusano di Roma.

È fondatore della rivista “Favor Debitoris”.

Ha scritto il libro “Fugaci ritratti”, con la casa editrice “Rubettino”, con la prefazione del prof. Vittorio Sgarbi.

“Biglietti d’amore” è il sito dove cura tutti gli aspetti legati alla cultura ed alla letteratura e molti dei contributi presenti sono stati poi inclusi in altre opere letterarie.

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