
La parola
La parola ha la forza di evitare una guerra, perché l’uomo nasce per star bene e per vincere la paura della natura e rimuovere le bestialità.
Se bisogna litigare è inutile parlare, perché la parola è persuasione, convincimento, provocare maieuticamente l’ascolto dell’ altro. La parola è amore, legame, forza irresistibile per attrarre l’attenzione dell’altro, ma anche il suo sorriso.
Le parole non sono, come stupidamente si dice, più dure delle pietre, perché non possono e non devono essere strumento per distruggere la tela, l’ordito della ragione.
La parola infatti è la spoletta del telaio per ricamare una poesia e per interporre un ragionamento, per scoprire e gridare al vento un’invenzione, per narrare un racconto di sera al tuo bimbo e cantare una canzone alla tua amata o per convincere dell’innocenza di un ingiusto incolpato.
La parola accarezza la vita dell’altra che sente il tuo cuore battere, è la tua Cura per lei nella scena del mondo e nel cielo, eletta fra le Stelle come la più bella.
La parola, se accompagnata da giuste rivendicazioni, è gridata per scacciare le ingiustizie e rendere migliore il mondo, quando si propugnano nuove idee.
La parola scrive i libri e fa le rivoluzioni, riempie le piazze e canta nei concerti tra i giovani. È il sorriso di Dio.
La parola ti fa piangere quando è sussurrata nella notte: se ti deve portare una cattiva notizia o costringere a lasciare un amore oramai lontano dal tuo cuore, puoi addolcirla sempre, almeno il ricordo del suo significato ti terrà compagnia.
Come ha scritto quel gran poeta che è Roberto Vecchioni:
io sono nelle parole come un figlio nell’utero, il baco dentro il bozzolo, l’uccello appena nato al nido, la notte che fa spazio all’aurora. Sono nelle parole come un balcone al cielo, come la barca al mare, il lampo al genio, il pianto all’addio, il sognatore al sogno, il giocatore alla carta, sono nelle parole come il sibilo d’amore mentre cavalco i tuoi adorati fianchi.
La parola è un faro senza isole che spande luce in giro. E sono in me le parole come accecanti luci a sfottere la tenebra e innamorate voci a misurare il vero, ricordare il futuro, terse a dare un nome a cose, a sciogliere un gomitolo, a sfogliare una rosa. Le sento addosso, mi piegano per venir fuori e nascere, star lí, significare. E le sento, le voglio, sono mie, acqua tra le mie dita, gocce a lavare il viso, meraviglia a me stesso di sentirle di seta o di lino o di grasso cotone raspanti e lievi all’incontro che modella al suono e al canto degli accenti per dire ora riso ora pianto. Vivo con loro, me le porto sotto le coperte e ci gioco come alla carezza di donna ritrovata e pianta, perché tu non puoi lasciarmi, parola, perché ogni parola è una vita che mi cambia( Passim . Vecchioni La vita che si ama Storie di felicità)